
Cresce la mobilitazione dei ricercatori universitari contro il DDL Gelmini
Mozione dei ricercatori delle Facoltà Umanistiche della Sapienza di Roma


Pubblichiamo di seguito la mozione con la quale i Ricercatori dell’Area Umanistica della Sapienza di Roma esprimono “grande preoccupazione” sullo stato attuale delle università italiane e sui contenuti del Disegno di Legge Gelmini in discussione al Senato.
Roma, 23 aprile 2010
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I Ricercatori dell’Area Umanistica della Sapienza (Facoltà di Lettere e Filosofia, Scienze Umanistiche, Filosofia, Studi Orientali, Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari) esprimono grande preoccupazione per lo stato attuale degli Atenei italiani e per la prefigurata trasformazione dell’Università contenuta nel DDL Gelmini e negli emendamenti presentati, attualmente in discussione al Senato della Repubblica. Tale preoccupazione, del resto già espressa in un precedente documento della Facoltà di Scienze Umanistiche, riguarda in particolare:
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la trasformazione in senso verticistico del governo dell’Università, giacché tutti i poteri decisionali saranno attribuiti ai Rettori e ai Consigli di Amministrazione, che saranno inoltre composti da membri esterni, i quali tra l’altro non avranno l’obbligo di fornire risorse all’istituzione da loro co-gestita; tale verticismo è d'altronde già visibile nei regolamenti per l'espletamento di futuri concorsi, che vedono estromessi a tutti i livelli i ricercatori (e anche gli associati) con il potere accademico concentrato di fatto nelle mani dei soli professori ordinari, con l'inconsistente pretesto di limitare la condizionabilità dei giudicanti;
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la subordinazione degli obiettivi culturali e scientifici dell’istituzione universitaria a criteri di carattere economico e finanziario; subordinazione che prefigura l’aziendalizzazione degli atenei con grave scadimento del loro sviluppo scientifico e culturale;
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i tagli al Fondo di Finanziamento ordinario e il sostanziale blocco del ricambio generazionale, decisi in provvedimenti precedenti, che già impediscono all’Università di svolgere le sue funzioni istituzionali e che ridimensionano una volta per tutte il ruolo sociale degli Atenei quale strumento della diffusione delle conoscenze tra gli tutti gli strati sociali;
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la mancata soluzione del problema del precariato, che viene addirittura aggravato dall’introduzione in forma rinnovata di una ennesima figura precaria: il ricercatore a tempo determinato;
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il mancato riconoscimento della funzione docente agli attuali ricercatori, che con la loro attività ormai del tutto analoga a quella degli altri docenti, rendono da anni possibile il funzionamento delle Università. A ciò si aggiunga la loro messa ad esaurimento e la mancanza di concrete possibilità di avanzamento di carriera basato sul merito (si veda la discriminazione introdotta rispetto ai futuri ricercatori a tempo determinato).
Alla luce di questa analisi e delle riflessioni che ne sono scaturite, come i Ricercatori di altre Università italiane (Torino, Genova, Napoli, Bari etc.), i Ricercatori dell’Area Umanistica dichiarano di rinunciare a tutta la didattica non obbligatoria per legge a partire dall’inizio dell’anno accademico 2010-2011.
Tale indisponibilità potrà essere riconsiderata soltanto in presenza di sostanziali modifiche apportate alla normativa vigente e al DDL Gelmini che prevedano:
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il riconoscimento del ruolo centrale e strategico della formazione e della ricerca universitaria nella società e il ripristino di finanziamenti adeguati allo svolgimento di tale ruolo;
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un governo degli Atenei competente e responsabile, che sia espressione pienamente democratica delle varie componenti dell’Ateneo stesso e ne garantisca la natura pubblica e l’indipendenza da soggetti privati;
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una nuova disciplina del reclutamento e dell’avanzamento di carriera trasparente e non sottomessa a logiche localistiche, che preveda inoltre l’espletamento delle prove con periodicità regolare e non garantisca soltanto ad alcuni percorsi agevolati;
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un concreto contributo alla soluzione del problema del precariato prevedendo l’introduzione di una sola figura preruolo, cui siano riconosciuti tutti i diritti e le tutele, con un numero di posti proporzionati a quello degli sbocchi in ruolo; la previsione di norme transitorie che, riconoscendo l'attività didattica e scientifica svolta, permettano l'inserimento degli attuali precari nella docenza universitaria.
Per quanto riguarda in particolare i Ricercatori, essi rifiutano la messa ad esaurimento e chiedono:
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il pieno inserimento dei ricercatori nel ruolo della docenza universitaria;
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la partecipazione piena agli organi di governo delle Università;
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possibilità di carriera adeguate a premiare la capacità e l’impegno sia nella ricerca, sia nella didattica, garantendo altresì il ricambio generazionale dei docenti;
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equiparazione ai professori in materia di prepensionamento.
I Ricercatori auspicano infine l’apertura di un ampio dibattito, che veda la partecipazione attiva di tutte le componenti dell’Università, per analizzare i problemi che affliggono il sistema universitario italiano e per elaborare proposte finalizzate alla loro soluzione.
I Ricercatori dell’Area Umanistica della Sapienza
Roma, 12 aprile 2010